Negli ultimi due anni, sia gli individui che le organizzazioni hanno dovuto affrontare sfide importanti, adattandosi e flessibilizzandosi in una misura senza precedenti. Molti dei cambiamenti che abbiamo abbracciato, sia a livello personale che professionale, sono destinati a rimanere e hanno modificato i nostri modelli di consumo.
I dati sono chiari: sì, siamo cambiati come consumatori.
Uno dei principali cambiamenti, almeno intuitivamente percepito da tutti noi, è stato l’aumento degli acquisti online. Ad esempio, nel settore degli alimentari, secondo uno studio di Bain & Company, prima della pandemia la spesa online negli Stati Uniti era del 3%-4%, ma durante la pandemia è salita al 10%-15%. Instacart, un servizio di consegna e ritiro di generi alimentari negli Stati Uniti e in Canada, ha riferito che gli abbonamenti sono cresciuti da 10 a 20 volte negli Stati in cui si è registrato il maggior numero di casi di COVID-19.
Questo aumento della domanda di commercio online è diffuso in tutti i segmenti dello shopping online a livello globale. Basti pensare ad Amazon, che nel 2020 ha raddoppiato gli utili rispetto al 2019 e nel primo trimestre del 2021 li ha triplicati.
E contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questi modelli di comportamento non hanno interessato la popolazione più giovane e digitalizzata.
La domanda principale è: si è trattato di una situazione temporanea o sarà permanente?
Una delle grandi domande che si pongono le aziende è se quando tutto sarà passato torneremo alle vecchie abitudini, cioè a comportarci come consumatori esattamente come facevamo prima della pandemia.
Ma tutto lascia pensare che non sarà così. Secondo uno studio di Accenture, il commercio online dovrebbe continuare a crescere dopo la pandemia, passando dal 32% al 37%, il che suggerisce che le aziende dovranno continuare a investire in questo canale.
Ha senso, considerando che tali cambiamenti hanno dei precedenti. Ad esempio, durante l’epidemia di MERS del 2015 in Corea del Sud, i clienti sono stati costretti a scaricare app e a provare nuovi servizi, ma una volta scoperti i vantaggi, i profondi cambiamenti nelle abitudini sono persistiti. Durante questa epidemia, le categorie di alimenti e bevande hanno registrato il più alto tasso di vendite online con una crescita del 30%, più del doppio rispetto all’anno precedente, e oggi la Corea del Sud ha uno dei più alti tassi di penetrazione della spesa online.
Una recente indagine di Meets Clicks indica che le cifre relative agli acquisti online dovrebbero rimanere allo stesso livello o aumentare, offrendo un’opportunità di crescita al dettaglio. Quando è stato chiesto agli intervistati quanto fosse probabile che continuassero a utilizzare uno specifico servizio di spesa online dopo il COVID-19, il 43% ha indicato che era estremamente probabile o molto probabile che lo facesse.
D’altro canto, il contesto sociale, politico ed economico globale continua a spingerci, come consumatori, a fare scorta di materiali che consideriamo o meno di prima necessità, vista la possibile mancanza di approvvigionamento di alcune materie prime e articoli, sia a causa dell’aumento dei costi della logistica globale, degli scioperi dei trasporti o della recente guerra tra Russia e Ucraina. Ciò che è certo è che non torneremo indietro come consumatori e che le aziende devono continuare ad adattarsi in modo flessibile, dando sempre più priorità ai canali digitali.

